Logica, metodo e linguaggio nelle scienze sociali by Giovanni Sartori

Logica, metodo e linguaggio nelle scienze sociali by Giovanni Sartori

autore:Giovanni, Sartori [Sartori, Giovanni]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Politica, Collezione di testi e di studi
ISBN: 9788815304131
editore: Societa editrice il Mulino Spa
pubblicato: 2011-10-14T22:00:00+00:00


1. Il peso semantico

Tutto ciò che sappiamo è mediato da un linguaggio, e più precisamente dal linguaggio attraverso il quale lo conosciamo. E se il linguaggio è lo strumento sine qua non del sapere, chi cerca il sapere ne dovrebbe controllare lo strumento. Un linguaggio sbagliato produce un pensare sbagliato; e un pensare sbagliato è dannoso per tutto ciò che il ricercatore farà in seguito. Al di là della tanto sbandierata svolta quantitativa delle scienze sociali, il fatto è che il grosso della conoscenza di noi stessi si esprime attraverso un linguaggio naturale – non con un linguaggio formale, formalizzato o non interpretato. Tutto ciò che misuriamo si riferisce a variabili «denominate», e la formalizzazione (ossia la costruzione o applicazione di un sistema non interpretato di segni) gioca soltanto un ruolo strumentale e collaterale nell’attività delle scienze sociali. Perciò il punto essenziale è e rimane che noi ci reggiamo su, e camminiamo con, un linguaggio naturale, interpretato. E l’aspetto centrale di un linguaggio naturale consiste nelle sue proprietà semantiche. Innanzitutto, quindi, dobbiamo saper dominare la funzione significante delle parole, cioè la semantica.

La semantica è una sorta di disciplina di frontiera e, quindi, presenta diverse sfaccettature. Può, infatti, occuparsi dello sviluppo e del mutamento di significato (semantica storica), dell’interconnessione tra significato e logica (truth-conditional semantics), o del modo in cui il linguaggio si collega alla «cultura», e così via. Nella sistematizzazione proposta da Morris [1946], la semiotica (la teoria generale dei segni) si suddivide in a) sintassi, la relazione dei segni coi segni senza considerare la loro funzione di significato; b) pragmatica, il rapporto tra segni e comportamento; c) semantica. E la distinzione fondamentale è quella tra semantica e sintassi, che ha generato, nella sintesi di Hilary Putnam [1975, 139; trad. it. 2004], un «enorme progresso [...] nella teoria sintattica dei linguaggi naturali», ma non un «progresso comparabile [...] nella teoria semantica dei linguaggi naturali». Esistono svariate ragioni che spiegano questo ritardo. Una di queste ha a che fare con la distinzione tra semantica e pragmatica. Tale distinzione è, in sé, valida e accettabile; tuttavia è stata delineata in modo da impoverire la semantica e dar troppo peso alla pragmatica. Da un lato, i logici tendono ad attribuire all’ambito della pragmatica tutto ciò che non possiamo gestire in termini di valore di verità (truth-value), restringendo l’ambito della semantica a proposizioni del tipo «vero-falso». Dall’altro, i linguisti tendono a ridurre la semantica a quello che loro farebbero in ogni caso come linguisti. In conseguenza di questa amputazione (a sua volta causata dal modo in cui vengono ritagliati i rispettivi feudi disciplinari), buona parte dell’analisi della semantica non riesce a cogliere ciò che davvero conta.

Come etichetta per il nucleo di nozioni cui intendo dare preminenza propongo quella di «semantica proiettiva» e, di riflesso, quella di «proiezione semantica». In aggiunta, poiché l’espressione «significato semantico» è stata banalizzata, dirò, più puntualmente, peso semantico. In breve, l’impatto semantico delle parole richiede che a) ciò che non è denominato resti sostanzialmente inosservato o, comunque, di difficile sviluppo



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